La «Casina alla Bagaria» fu commissionata nel 1712 da Anna Gravina principessa di Gravina e Valguarnera al Padre domenicano Tomaso Maria Napoli. L’architetto, diletto discepolo di Carlo Fontana, formatosi nell’alveo della tradizione Berniniana, al culmine della sua carriera, progetterà quel raffinato sistema di prospettive e proporzioni euritmiche destinato a diventare tra i più fulgidi esempi del barocco Siciliano.
La Villa, che per un dichiarato atto d’amore fu eretta sulla sommità di una montagna spianata a forza di braccia ed esplosivi, accoglie al termine del lungo viale il visitatore nell’abbraccio dei suoi portici (dove non è poi difficile scorgere San Pietro), e lo invita a bearsi placidamente in giardino della vista mozzafiato dei due golfi di Palermo e Cefalù.






E infatti proprio lo Zodiaco è dipinto sulla volta affrescata della stanza al piano terra, che rappresenta il Tempio del Sole o il tempio di Baal (Bel) di Palmira in Siria. Così come si legge nella descrizione di Villa Valguarnera, 1785, che Marianna aveva fatto scrivere per offrirla ai viaggiatori accolti in casa sua da tutto il mondo, l’affresco è la riproduzione esatta della volta settentrionale del tempio di Palmira (perso a causa della guerra nel 2015) con le sette divinità planetarie (Giove al centro e tutt’intorno a Apollo, Artemide, Ares, Ermes, Afrodite e Crono), circondate dai dodici segni dello Zodiaco.


La necessità di questo “santuario” all’interno del “tempio”, riservato esclusivamente agli “officianti”, fu sottolineata nel 1737 dallo stesso Francesco Algarotti, nell’opera scritta quando stava con Voltaire presso Madame du Châtelet, “Newtonianismo per le dame, dialoghi sopra la luce e i colori”. Questo best-seller dell’epoca propone di realizzare, nei vari spazi di una villa italiana (salotti, gallerie di dipinti, giardini e fontane) una sorta di spettacolo multimediale per illustrare un sistema filosofico, artistico e sociale ispirato a Newton. Nel “santuario” di Villa Valguarnera, in particolare nella camera da letto dell’alcova, ci sono “due dipinti singolari progettati da Algarotti” e commissionati a Francesco Zuccarelli per la Galleria di Dresda e per Sansouci. Uno illustra la VI Egloga del Sileno di Virgilio che canta la nascita del mondo che emerge dal caos; l’altro rappresenta Cicerone che scopre la tomba di Archimede in una mitica Siracusa, grazie alla bussola, alla sfera e al cilindro che la decorano. Questi sono gli strumenti utilizzati da Pitagora e Archimede per misurare l’universo. Tutto intorno alla stanza, sono le panoplie degli eroi classici: ben strana decorazione per una camera da letto! Ma è comprensibile in relazione all’affresco centrale, in cui il giovane Ercole (l’Alcide di Metastasio) è rappresentato all’incrocio tra “Edonyde”, la dea della voluttà, e “Aretheus”, la Virtù, che in atto di protendersi verso di lui, gli mostra la strada da percorrere e la corona che lo attende alla fine delle sue prove. È una sintesi del pensiero di Algarotti: il Principe Illuminato condurrà il mondo dal caos all’armonia armato della ragione.
Il viaggio iniziatico continua attraverso il parco, lungo un percorso che porta alla Montagnola, simbolo del Monte Sion, verso la Gerusalemme celeste. La prima parte del sentiero è delimitata da alberi di manna, che la Bibbia descrive come il “cibo degli angeli”; salendo, ciascuna delle sette fasi della Grande Opera era originariamente rappresentata da altrettante stazioni, individuate da una seduta deliziosa e da una statua che ne tradiva il messaggio: un cherubino che impone il silenzio, il signum hippocraticum attribuito a Hermès, l’imperativo alla disciplina cui è tenuto l’apprendista massone; Diana, simbolo della luna dea madrina della fase nigredo; il terribile Ciclope Polifemo, orami arresosi all’amore celebrato da Aci e Galatea nella loro grotta, intento a suonare il flauto di Pan. E solo allora quando il cuore e lo spirito dell’iniziato saranno trasmutati da Amore egli potrà ascendere a contemplare l’assoluto: la meta è finalmente il belvedere in forma di ottagono, figura simbolo del legame tra terra e cielo, al cui centro, su un piedistallo che punta a nord è la statua di Urania, la musa che schiude i segreti celesti (oggi custodita in una stanza della casa) e che con “telescopio in mano, mostra di mirar le stelle”.